Il N.H. Marino Zorzi, autorevolissimo storico della Serenissima, ha recentemente recensito nelle pagine del “Notiziario dell’Associazione Nobiliare Regionale Veneta n. 12,2000” il volume “1439: galeas per montes” di Ettore Beggiato con la presentazione del nostro Presidente Aldo Rozzi Marin: un documento di grande interesse che ci sembra giusto portare alla Vostra conoscenza.
L’Autore, uomo politico e scrittore, nell’azione pubblica e nella scrittura trova una fonte profonda di ispirazione nell’amore per la sua terra, il Veneto: e giustamente riconosce nella Repubblica Veneta lo stato che con la sua originale organizzazione, la composizione della sua classe dirigente, la sua storia millenaria ha dato al Veneto la sua unità, ha creato un vasto dominio, ha cercato di lasciarsi guidare da principi di equità e di giusti- zia, ha assicurato ai sudditi secoli di benessere e di splendore artistico. In base a questi convincimenti egli ha promosso vari provvedimenti legislativi regionali, tra cui eccellente quello del 1994, grazie al quale la Regione del Veneto ha curato «il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale di origine veneta nell’Istria e nella Dalmazia»: importanti testimonianze storiche e artistiche della secolare unione tra il Veneto e quelle terre venivano così preservate.
Tra i libri da lui pubblicati ricordiamo quello sull’artificioso plebiscito del 1866 sull’unione del Veneto al Regno d’Italia (che peraltro, va detto, sarebbe avvenuta comunque, indipendentemente dall’esito, dati gli accordi intercorsi tra l’impero d’Austria e Napoleone III); quello sulla Repubblica Settinsulare, sorta nelle Isole Ionie dopo la caduta della Repubblica, che le aveva governate per secoli, lasciandovi un’indelebile eredità; quelli sulle insorgenze venete e italiane contro Napoleone; quello sull’eroico sventurato difensore del Tirolo contro Napoleone, Andreas Hofer; e non pochi altri andrebbero ricordati.
Questo di cui ora trattiamo richiama l’attenzione su un episodio non noto ai più, ma in sé straordinario: il trasporto di una flotta da Venezia al lago di Garda, effettuato nel 1439, superando un ostacolo naturale in apparenza invalicabile per le navi, le alture che cingono il lato orientale del lago. Scopo dell’operazione era soccorrere la città di Brescia, assediata dalle truppe di Filippo Maria Visconti, duca di Milano. L’Autore ci narra le perplessità del Senato veneziano nell’udire la strana proposta, proveniente da un ingegnere, Biasio de Arboribus, e da un marinaio di Candia, Nicolò Sorbolo; la decisione di tentare l’impresa; la costruzione di un’apposita flotta; il percorso di questa sulle acque dell’Adige; l’applicazione di galleggianti ove l’Adige, nei pressi di Verona, non aveva acqua sufficiente; il trasporto via terra fino a Mori, poi al lago di Loppio, indi al passo di S. Giovanni, a 264 metri, e di lì per una pericolosa discesa sino a Torbole sul Garda. Apprendiamo come sia composta la flotta; gli accorgimenti tecnici adottati per il grandioso trasporto; il numero di uomini e di buoi impiegati; le gravissime difficoltà, e infine il successo: le navi entrano intatte nel lago. Ma non si ha il lieto fine sperato: qui la flotta veneziana si scontra con una flotta viscontea superiore e ha la peggio.
Il libro molto opportunamente integra il racconto della straordinaria impresa illustrando il contesto storico in cui essa avviene (la trentennale contesa tra Venezia e Milano), descrivendo i protagonisti della lotta (il doge Foscari, il suo predecessore Mocenigo, i Visconti, i capitani di ventura), chiarendo, in un capitolo dovuto a Piergiorgio Beltrame, le caratteristiche delle imbarcazioni impegnate.
Tre presentazioni aprono il libro, opera di Renzo Fogliata, Aldo Rozzi Marin e Matteo Grigoli. Nella prima si descrive un’operazione analoga a quella veneziana: il trasporto per via terra, voluto da Maometto II, di una flotta turca dal Bosforo al Corno d’Oro, a Costantinopoli, nell’aprile 1453: è in corso l’assedio che porterà alla caduta della città, e l’arrivo inatteso della flotta contribuisce alla tragica conclusione. Il Fogliata avanza una drammatica ipotesi: che l’idea sia venuta al sultano dall’impresa veneziana, di cui certamente era informato. Il Beggiato ricorda un’altra sfida alle difficoltà frapposte dalla natura alla realizzazione di un sogno, che nella sua attuazione ha degli elementi comuni con l’operazione galeas per montes: la costruzione di un teatro nell’Amazzonia, realizzata nel 1899 dal barone Brian Sweeney Fitzgerald facendo sorpassare dal suo battello un monte che separava due fiumi. Un’impresa analoga, ma realizzata per pura ambizione, immagina William Faulkner nel suo racconto A Justice, discusso da Rosella Mamoli Zorzi (I racconti di Faulkner, Venezia 1975): un capo indiano obbliga i suoi a trasportare un battello per via di terra alla piantagione ove vuole fare di esso la sua reggia.
Certo, possiamo dirlo, l’impresa veneziana è un fatto assai più grandioso, e sia il Fogliata sia il Beggiato lamentano che di essa si parli assai poco nei libri di testo delle scuole; e giustamente rilevano come la storia ve- neziana venga quasi ignorata nella pubblicistica corrente. Si tratta, aggiungiamo noi, di un effetto a lunga scadenza della propaganda anti veneziana messa in atto negli anni successivi alla caduta della Repubblica Veneta dai suoi distruttori per giustificare la loro azione. Il libro di Ettore Beggiato si presenta come un generoso sforzo per contrastare questo oblio, e ci sembra che la scelta dell’episodio e la trattazione di esso operino con efficacia in questa direzione.
Marino Zorzi