Alla ricerca della terra della cuccagna centinaia di vicentini della Valbrenta e dei suoi dintorni lasciarono i loro paesi nel lontano 1877 per recarsi in Paranà, nel Sud del Brasile. La promessa era venuta da Don Angelo Cavalli, parroco di Oliero, frazione di Valstagna.
Le loro famiglie erano quelle numerose, con poca terra da coltivare e tante persone da sostenere. Emigrare era visto come l’unica soluzione per scappare da un Veneto povero che purtroppo in quel periodo non riusciva ad offrire nuove opportunità alla sua gente.
Secondo il libro Memorie di un emigrante italiano di Giulio Lorenzoni, Don Angelo Cavalli affascinava i contadini con le sue parole, paragonando il Brasile alla terra promessa. Come capo spirituale il suo discorso incoraggiò molte famiglie a vendere quel poco che avevano per comprare i biglietti ed emigrare per un luogo dove poter essere padroni di sè stessi. Una casa, terre a pagamento a lungo termine, strumenti di lavoro e frutti erano promessi dal governo brasiliano.
La spinta di Don Angelo non piaceva a tutti, nemmeno alla Chiesa, che prima di questa epopea trattenne i suoi ordini per celebrare le messe. Anche perché, come afferma Chiara Cucchini nella sua tesi di laurea, contro di lui erano presenti alcune accuse, come quella del guadagno sull’organizzazione dei documenti e del viaggio dei suoi parrocchiani in qualità di agente di emigrazione clandestina. Fu considerato, come ci ricorda Don Franco Signori in uno dei suoi articoli, un sensale di carne umana.
La scrittrice brasiliana, Susete Moletta, che da tempo abita a Bassano del Grappa, ha dedicato varie pagine del suo libro Da Itália para o Brasil: o casal da Capelinha da Água Verde alla sua figura. Moleta è riuscita a ricostruire un elenco formato da settecentoventi persone che arrivarono in Paranà sotto la guida di Don Cavalli.
L’arrivo di questo gruppo avvenne tra i giorni 15 e 17 novembre 1877 e si stabilì a Morretes, nella colonia Nova Itália. Il malcontento degli emigrati cominciò sin dall’arrivo perché furono messi tutti insieme in un capannone. Le loro case promesse non erano ancora pronte. Le condizioni climatiche del luogo e la mancanza di assistenza del governo erano notevoli.
Nel dicembre del 1877 Don Cavalli firmò un contratto con il governo del Paranà per divenire il cappellano della colonia. Ma a maggio dell’anno successivo, il governo pubblicò un documento che lo allontanò dall’incarico in quanto non ricevette mai la lettera dal vescovo di Padova. Un’altra richiesta di analisi della sua situazione fu inviata nel giugno del 1878. Anche questa non ebbe successo e perciò nessun incarico ufficiale per la cura degli emigrati venne mai affidato a Don Angelo Cavalli.
Un giornale di Curitiba accusò lui e il geometra Ernesto Guaita di truffare i contadini per avere vantaggi economici mentre cercavano nuove terre nella zona di Piraquara. In questo momento, Don Angelo Cavalli scomparve.
Gli emigrati, lasciati soli, si spostarono verso l’altopiano di Curitiba e il governo gli riallocò in nuove colonie fondate a partire dal settembre del 1878. Queste si andarono a concentrare attorno alla capitale del Paraná, come ad esempio la colonia Alfredo Chaves (ora il centro di Colombo), quella di Rebouças (Campo Largo) e Santa Felicità che si stabilì come colonia privata. Oltre a queste nacque anche la Colonia Dantas (Água Verde) del comune di Curitiba.
Don Angelo Cavalli fu il risponsabile dello spostamento transoceanico di centinaia di contadini. Perché allora la sua figura non è ricordata? Anche tra i discendenti della sua famiglia, che tuttora abitano Colombo, mai si sente parlare di lui. Perché venne cancellato dalla memoria collettiva?
Insoddisfatto di questa dimenticanza, ho deciso di seguire le tracce di una storia che ho sentito alcune volte, da parte di alcune famiglie di Colombo, che parlava di un prete. Un prete che aveva ingannato gli antenati al loro arrivo in Brasile e che era scomparso con i loro soldi. Le famiglie, però, non conoscevano il suo nome. Senza preoccuparmi della questione che fosse o meno un prete, mi sono reso conto che dovevo indagare. Avevo voglia di conoscere meglio la sua storia e per farlo dovevo uscire dai confini del Paranà.
Dopo numerose ricerche nella biblioteca online dei giornali brasiliani, finalmente ho trovato la sua storia. Don Angelo Cavalli si trasferì ad agosto del 1878 a Rio de Janeiro dove cercò nuovamente di avere le sue dimissorie ma anche questa volta non ebbe successo.
Il 29 maggio 1879 morì colpito dalla febbre gialla, a Rio de Janeiro presso l’Hospicio de Jerusalém dove probabilmente si stava curando. Fu sepolto il medesimo giorno presso il Cimitero São João Batista.
Far memoria della mitica figura di Don Angelo Cavalli significa recuperare le tracce che il tempo ci ha lasciato. Non potremo mai sapere se fu veramente lui ad ingannare le persone e a scappare con i loro soldi. Quello che sappiamo con certezza è che le sue promesse non vennero mantenute. Manteniamo perciò nel racconto della sua storia la dicotomia tra salvatore e truffatore.
Il coraggio e la destrezza dei nostri antenati veneti si sovrappongono e diventano per sempre memorabili.
di Diego Gabardo
Illustrazione di Chiara Bertolin