L’ idea della pubblicazione del volume “da Foza al Mondo” nasce da molto lontano, nel tempo e nello spazio. Il titolo è stato ripreso dalla tesi di laurea in Scienze Politiche di Gabriele Menegatti, poiché l’inizio del lavoro di raccolta di testimonianze e documenti fu fatto suo tempo per la tesi, con successivi aggiornamenti ed integrazioni sviluppati nel volume attuale.
Nel nuovo libro è stato in particolare sviluppato il tema relativo alle guerre, che per vari aspetti va di pari passo con il fenomeno dell’emigrazione e non è certamente casuale la scelta della data della presentazione del libro nella chiesa parrocchiale di Foza, alla presenza di centinaia di persone, in concomitanza quasi perfetta con la ricorrenza dei 100 anni dalla distruzione del paese, avvenuta nel tristissimo 4 dicembre del 1917.
La volontà degli autori Luigi e Gabriele Menegatti è stata incentrata soprattutto sull’esigenza di presentare queste tematiche sotto un aspetto familiare ed emotivo. Non si vuole raccontare la “grande storia”, già descritta da illustri studiosi da un punto di vista accademico e storico, bensì soffermarsi sulle “piccole storie”, al plurale, ossia le vicende vissute dalle persone e dalle famiglie, in tutte le loro sfaccettature emotive e vicine alla realtà più tangibile e drammatica.
Si intende presentare un “diario” del paese, memoria di vicende che vanno raccontate e non possono e non meritano di essere perdute e spazzate via dal tempo che passa inesorabile.
L’importanza di conservare la memoria storica locale viene rimarcata anche nel corrispettivo in lingua cimbra posto sotto al titolo in italiano, a testimonianza del fatto che l’identità cimbra rimane viva assieme all’identità veneta.
Foza è un comune dell’ Altopiano dei Sette Comuni e attualmente conta circa 700 anime; alla fine dell’800 ne contava più del triplo, oltrepassando i 2000 abitanti. Senza soffermarsi troppo su aspetti meramente statistici, va sottolineato il significato profondo di questa “emorragia” demografica, e non a caso si vuole usare il termine “emorragia” per indicare la grande perdita in termini non solo economici ma anche e soprattutto umani rappresentata dalla partenza di tante famiglie, sangue del nostro sangue, in cerca di miglior fortuna in terre spesso lontane e sconosciute.
Riallacciandoci a quanto detto sopra, ricordiamo anche il tanto, troppo sangue versato sulle nostre montagne, teatro di alcuni dei più cruenti combattimenti della storia umana. La copertina del libro, che mostra in maniera cruda e scioccante il mozzicone del campanile circondato da macerie, con lo sfondo delle montagne devastate dalle bombe, è stata scelta volutamente per l’impatto emotivo e per la necessità di non dimenticare una triste realtà, accaduta per davvero esattamente cento anni fa e proprio qui. Rammentiamo anche le tragedie che hanno accompagnato le vicende belliche: il profugato, la febbre spagnola, che ha portato via più vite delle bombe, e pure le tante disgrazie accadute a causa della mancanza di bonifica delle bombe inesplose, così come le esistenze spezzate in un istante durante l’attività di recupero di materiale bellico, dal secondo dopoguerra sino agli anni ’80 del secolo scorso.
Guerra ed emigrazione rappresentano in effetti i due elementi di maggior incidenza fisica ed emotiva sulle vicende del paese di Foza, similmente a molti altri paesi dell’ Altopiano, del Veneto e d’Italia.
Questo volume è dedicato in particolar modo a tutti i figli di Foza che, come tanti altri italiani e veneti in particolare, hanno vissuto sulla propria pelle la tragedia della guerra e la drammaticità dell’ emigrazione e del profugato, a coloro che hanno sacrificato le loro vite tra i nostri monti ingrigiti dai conflitti oppure in terre lontane, e a coloro che hanno portato la loro terra con sé, nel cuore, nei “trentasei giorni de machina a vapore” verso “la Mèrica”, rappresentata da Brasile, Venezuela, Stati Uniti e Canada, e anche verso qualunque altra destinazione lontana o vicina, dall’Australia alla Nuova Zelanda, dalla Francia al Belgio e alla Svizzera, dal Piemonte alla Lombardia, ma pur sempre con una valigia in mano, con fede e speranza a mitigare la sofferenza per il distacco e le incertezze.
Questo “diario di paese”, denso di testimonianze tanto drammatiche quanto vere, dovrebbe essere un forte segnale per proporre per la gente di Foza un riconoscimento ufficiale della Repubblica Italiana sotto forma di medaglia d’ oro al valore civile o militare, affinché la memoria possa tradursi non solo in un mero ricordo, bensì in un motivo di doveroso rispetto e onore.
di Gabriele Menegatti