Nel museo “Le carceri” magnificamente restaurato qualche anno fa, è aperta la mostra “Veneto felice” seconda edizione del premio “Eccellenti Pittori-Brazzale” nel quale l’identità veneta viene valorizzata attraverso l’arte contemporanea.
I protagonisti dell’esposizione sono quindici artisti, tutti particolarmente legati alla nostra Terra, chi per nascita, chi per origine della famiglia, chi per residenza, chi per libera scelta: attratti da quel “Veneto felice che è al contempo una constatazione e un auspicio: la constatazione di una caratteristica di cui il Veneto dev’essere consapevole e orgoglioso, l’auspicio per una nuova stagione di serenità” come scrive Camillo Langone, curatore della mostra.
Anche il visitatore più frettoloso viene colpito da un’opera, da un particolare, da qualcosa che sente come suo, che appartiene al suo vissuto; io, modestissimo appassionato d’arte, sono stato colpito in particolare dalle opere di Fabio Bianco, per la gioiosa e contagiosa esplosione di colori, di Matteo Massagrande, artista che avevo già ammirato diverse altre volte, con la sua “Bevadoro” nella quale ripropone da par suo, un suggestivo angolo di una villa veneta, Raffele Minotto con “Banchetto sui Colli Euganei”, Enrico Robusti con la sua partita a carte dove si riconoscono Rigoni Stern, Casanova, Piovene, Buzzati, Elisa Rossi per la raffinatissima riproposizione di pizzi e merletti made in Burano, e Mauro Reggio perché uno che dipinge il Leone di San Marco in quel modo non può lasciarmi insensibile …
Ma soprattutto sono rimasto colpito, non me ne vogliano gli artisti che espongono le loro magnifiche opere, dalla presentazione di Camillo Langone, un vero e proprio “Manifesto” sul Veneto, un testo di straordinaria sensibilità ed efficacia che dovrebbe entrare nelle case di tutti i veneti.
Cito solo alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpito: il Veneto che viene relegato da “cultura a subcultura” finalmente si denuncia quello che la cultura italiana dominante ha portato avanti in maniera indecente e razzista in tutti questi anni; e più avanti “A un certo punto parve che Veneto fosse sinonimo di capannoni, altro termine dispregiativo: i capannoni come simbolo del male e dell’evasione fiscale” il Veneto che deve vergognarsi di quanto ha saputo fare, di essere diventato la locomotiva d’Italia, i veneti sistematicamente descritti come egoisti, razzisti, che pensano solo a far soldi.
E ancora il riferimento a Guido Piovene “Il Veneto è la meno drammatica delle terre italiane” e a Nico Naldini “Il popolo veneto è incapace , come per un dono celeste, di qualsiasi durezza o violenza” (peccato che la nostra controparte, l’Italia, non meriti questo innato atteggiamento dei veneti).
Il catalogo si chiude con un felicissimo intervento di Roberto Brazzale, presidente del gruppo omonimo, al quale va tutta la nostra gratitudine per questa splendida iniziativa che parte da quel “Veneto Felice” che fu proprio di Giovanni Comisso e che prosegue con una sorta di “Inno al creatore” per la bellezza del paesaggio che ci circonda e che “plasma” la nostra gente: il presidente Brazzale sottolinea “la cordialità del carattere di questo popolo, l’attitudine al bello e al buono, la preferenza per la mediana, il fatalismo bonario e accomodante” (forse anche troppo, aggiungo io…) ed esalta, giustamente la nostra lingua “Il Veneto è felice della propria lingua …lingua che plasma i temperamenti e ne è plasmata, codice identitario, dolce come mosto, agile come lepre, disadatta al dramma, ritagliata e concisa per innato senso dell’economia, popolaresca, arguta, coloratissima.”
Mi avvio alla conclusione ricordando gli artisti di questa straordinaria esposizione:
Fabio Bianco (Mirano 1971), Vanni Cuoghi (Genova 1966), Alessandro Fogo (Thiene 1992), Giuliano Guatta (San Felice del Benaco 1967), Matteo Massagrande (Padova 1959), Raffaele Minotto (Padova 1969), Nicola Nannini (Bologna 1972), Manuel Pablo Pace (Montecchio Maggiore 1977), Mauro Reggio (Roma 1971), Enrico Robusti (Parma 1957), Elisa Rossi (Venezia 1980), Marta Sforni (Milano 1966), Lorenzo Tonda (Fiesole 1992), Nicola Verlato (Verona 1965) Nero/Alessandro Neretti (Faenza 1980).
La mostra rimane aperta fino al 21 settembre tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 e come scrive Camillo Langone:
“Il Veneto merita questa mostra e questi artisti meritano l’attenzione dei veneti”.
Ettore Beggiato